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STORIA DELLE BENZODIAZEPINE: UNA SCOPERTA EPOCALE

23/10/2022 17:02

Dr.ssa Gaia Guggeri

Ansia, Ansiolitici, Farmaci per l'ansia, Benzodiazepine,

Librium

La incredibile storia della nascita delle benzodiazepine, nate per caso (ma neanche troppo).

Lo sviluppo


delle benzodiazepine (BDZ) è stato un momento


fondamentale nel progresso della moderna psicofarmacologia. La loro scoperta,


tuttavia, non fu casuale.  I bromuri e


l’idrato di cloralio avevano sostituito l’oppio, una droga


estremamente pericolosa. Negli anni ’30 anche queste sostanze furono sostituite


dai barbiturici ma ben presto ci si accorse che anche questi farmaci davano


dipendenza ed erano potenzialmente letali in caso di sovradosaggio. Si era alla


ricerca di nuove molecole. Vennero così utilizzate le fenotiazine, come la


clormetazina, una fenotiazina dotata sia di attività neurolettica che


antistaminica. Il chirurgo francese Laborit e i suoi collaboratori scoprirono


la capacità di questo farmaco di potenziare gli effetti dell'anestesia. Essi


notarono che la clorpromazina di per sé non produceva perdita di coscienza, ma


favoriva la tendenza al sonno e un marcato disinteresse per l'ambiente


circostante. Fu così che nel 1952 gli psichiatri Delay e Deniker ipotizzarono


che la clorpromazina, non solo fosse un agente capace di risolvere in modo


sintomatico agitazione e ansia ma che potesse avere anche un effetto


terapeutico nel trattamento delle psicosi. Era chiaro, tuttavia, che anche


questa classe di farmaci avesse molti effetti collaterali per essere utilizzata


al di fuori del regime ospedaliero.


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Nel 1955, dopo un anno dall’introduzione in


commercio, ebbe uno straordinario successo economico negli Stati Uniti una


nuova molecola, il meprobamato, la cui azione ansiolitica fu scoperta


dal ricercatore cecoslovacco Berger. Il nome commerciale Miltown, dal


nome della cittadina omonima, divenne ben presto molto popolare negli USA. Durante


gli anni '50, molte casalinghe si sentivano frustrate da una vita che sembrava


consistere esclusivamente in faccende costanti, pulizie e prendersi cura della


famiglia. Queste casalinghe frustrate iniziarono così ad assumere questo  farmaco, che prometteva di far sparire tutti i


loro problemi.


Invece di cercare possibili cambiamenti di vita (come carriere part-time,


equilibrio tra lavoro e vita privata, aiuto domestico, ecc.), i medici di


famiglia di tutti gli Stati Uniti iniziarono a prescrivere alle casalinghe


degli anni '50 il  Miltown . Le stesse pubblicità del Miltown erano


rivolte principalmente a donne e casalinghe, che a loro volta attraverso i


circoli sociali e di quartiere, sparsero la voce sull'efficacia di Miltown e


sui loro miracolosi miglioramenti dati dal nuovo farmaco. Alle casalinghe di


tutta la nazione veniva prescritto Miltown per "insonnia, ansia e


turbamenti emotivi", secondo la Wallace Laboratories, l'azienda che


produceva Miltown. Alle casalinghe fu detto che Miltown avrebbe reso la


loro gravidanza "un'esperienza più felice", come si vede nella


pubblicità vintage di Miltown, anche se ora sappiamo che Miltown è un farmaco che


 aumenta il rischio di difetti alla


nascita e passa nel latte materno.


 



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             Pubblicità degli anni ’50 negli Stati


Uniti del Miltown




Le casalinghe degli anni '50 credevano che Miltown le avrebbe fatte sentire


meglio, avrebbe permesso loro di svolgere le faccende domestiche più facilmente


e avrebbe avuto una vita quotidiana più piacevole. Dal 1957, il farmaco è stato


prescritto in oltre 36 milioni ricette nei soli Stati Uniti, sono state


fabbricate un miliardo di pillole e si stima che siano state un terzo di tutte


quelle prescritte. Era considerato un ottimo ansiolitico che non determinava


gli effetti sedativi dei barbiturici. Ma nuove ricerche e sperimentazioni ne


minarono l’importanza in quanto non era in grado di dominare selettivamente


l’ansia, dava dipendenza ed era risultato tossico in gravidanza.


Intanto,


sulla scorta del successo del Miltown, le industrie fiutarono il grande business.


Le principali società farmaceutiche non si lasciarono sfuggire l’eco


dell’enorme successo economico del meprobamato. Tra queste la Roche Drug


Company Nutley, nel New Yersey, USA, si tuffò nella ricerca di nuove molecole


che riproducessero i presunti effetti ansiolitici del meprobamato.


La ricerca


stentava a decollare. Dato che nessuno aveva idea su come il meprobamato agisse


a livello molecolare nell’esercitare il suo potente effetto ansiolitico, i


chimici della Roche iniziarono a sintetizzare, quasi a caso, numerose sostanze


chimiche, da valutare nei topi e nelle cavie di laboratorio.


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Nel 1941 giunse a


Nutley, un giovane ma tenace chimico, Leo Henryk Sternbach, che sarebbe


diventato nel giro di pochi anni uno dei più famosi ricercatori del mondo.


Leo Henryk


Sternbach, nacque il 7 maggio 1908 ad Abbazia (Opatija), un piccolo borgo


marinaro, situato nell’attuale Croazia. Era di origine ebrea, suo padre era


polacco e sua madre Ungherese. Da giovane raccoglieva polvere da sparo dei


proiettili inesplosi della Prima Guerra Mondiale e i prodotti chimici residui


dalla farmacia di suo padre per fare fuochi d’artificio. Dopo aver conseguito


il diploma di laurea in Chimica organica all’Università di Krakov, iniziò a


lavorare presso la Hoffmann-La Roche in Svizzera. La Roche lo aiutò ad emigrare


negli Stati Uniti nel 1941, quando molti scienziati ebrei lasciarono l’Europa


durante la Seconda Guerra Mondiale. Iniziò a lavorare, così, nei laboratori


della La Roche Pharmaceuticals nel New Jersey, USA.  Sternbach aveva portato con sé dalla Svizzera


alcune sostanze chimiche, le chinazoline, elaborate per cercare un effetto


sedativo. Ma i risultati sulle cavie


erano stati deludenti. Continuò a lavorarci sopra anche in America, ma alla


fine del 1955, non era riuscito ad


identificarvi alcun potenziale terapeutico e non si preoccupò neppure di


sottoporre gli ultimi composti alle prove su animali. Ma una sera mentre


riordinava il suo laboratorio Sternbach trovò un’ultima chinazolina lasciata in


angolo e decise di buttarla. Ma per uno dei frequenti misteri che accompagnano


le scoperte scientifiche decise di darla al suo capo di farmacologia, Lowell


Randall che la sottopose a quelle prove che sono utilizzate per valutare


l’efficacia dei farmaci. Sternbach ricevette una relazione dal Randall, in cui


si affermava che “la sostanza ha effetti ipnotici, sedativi e


antistricninici nei topi simili al meprobamato”.


La sostanza


era anche molto più potente del meprobamato come rilassante muscolare nei


gatti. A differenza dei 40 composti di ossido di quinazolina inerte che lo


hanno preceduto, questa sostanza chimica, il clordiazepossido,


si è rivelata una 1,4-benzodiazepina con una struttura ad anelli a “sette


membri” e un grande potenziale clinico.


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Dopo lo studio sugli


animali, il farmaco fu somministrato a pazienti geriatrici in dosi


relativamente elevate e risultò essere principalmente sedativo. Esso dava anche


atassia e confusione del linguaggio. Di conseguenza, l’interesse per il farmaco


diminuì fino a quando il dott. Irvin Cohen di Galveston, in Texas, ed


altri due ricercatori clinici accettarono di partecipare a sperimentazioni


cliniche del farmaco nei loro pazienti “psiconevrotici“. Tutti e tre


furono impressionati dall’azione ansiolitica del farmaco, che si manifestava


senza alcun annebbiamento di coscienza o disfunzione intellettuale. La


tossicità era minima e il successo dei test di Fase III di sperimentazione in


migliaia di pazienti in tre ambienti (carcere, clinica ed ambulatorio privato)


ha portato alla sua approvazione da parte della FDA nel


febbraio 1960. Un mese dopo, il farmaco venne commercializzato come Librium.


Nel 1958,


Hoffmann-La Roche brevettò un’altra benzodiazepina, chiamata diazepam, che


presto sarebbe diventata famosa in tutto il mondo come Valium. Il successo di


questa molecola fu enorme, tanto da soppiantare quasi completamente i “vecchi” barbiturici.


Nel 1975,


La-Roche iniziò a commercializzare clonazepam (nome commerciale, Rivotril); due


anni dopo, Wyeth Pharmaceuticals sintetizzò il lorazepam (marchi: Tavor,


Control, Ativan).


Ancora una


volta fu messa in atto una vera e propria campagna pubblicitaria destinata non solo


agli addetti ai lavori ma alla gente comune, come avvenuto per il Miltown. In


realtà qualcosa di simile era già avvenuto quando all’aspirina tedesca si era


contrapposto il paracetamolo americano. Nel caso delle benzodiazepine, tuttavia,


venne utilizzata una vera strategia di quello che oggi chiamiamo marketing.


Innanzitutto non contrapponeva due farmaci diversi come nel caso dell’aspirina


e del paracetamolo, ma farmaci appartenenti alla stessa famiglia. Clonazepam e


Lorazepam furono presentati ai medici e al pubblico come “diversi” dal Valium:


più sicuri, ad azione rapida, richiedevano dosaggi molto più bassi e


comportavano meno rischi. In realtà, le somiglianze di queste due molecole con


il Valium erano più importanti delle differenze, ma erano accentuate dai


produttori di farmaci. La trovata commercialmente più geniale fu quella indicarli


non più con la vecchia etichetta “tranquillante”, ma di coniare un nuovo


termine più generico, più rassicurante e meno “psichiatrizzato”: “ansiolitico”.


Ricordiamo che allora i farmaci psichiatrici si dividevano in due grandi


classi: tranquillanti maggiori, cioè i neurolettici o antipsicotici, e i


tranquillanti minori, quali appunto i barbiturici. Tuttavia (ed è un esempio la


clorpromazina) spesso i tranquillanti maggiori venivano prescritti anche per le


forme d’ansia, o nevrosi, avvicinandole nell’immaginario collettivo ai gravi disturbi psicotici e quindi alla


“pazzia”. Il termine generico di ansiolitico rendeva socialmente più


accettabile la terapia. Di fatto questa nuova denominazione suggeriva


falsamente una classe di farmaci completamente nuova, con una neurochimica


fondamentalmente diversa. Anche il fatto che fosse sottolineata la possibilità


di un dosaggio più basso li rendeva più “accettabili”: in realtà anche questo


aspetto era falso poiché i loro dosaggi più bassi mascheravano la potenza


notevolmente aumentata dei nuovi farmaci: 1 milligrammo di clonazepam e Alprazolam equivale a circa 20 milligrammi


di Valium come effetto sedativo.


L’introduzione


di queste nuove molecole destò l’interesse anche del mondo politico, tanto che


nel 1979, il senatore del Massachusetts Ted Kennedy si espresse sui pericoli


delle benzodiazepine, di cui il Valium era ancora il più noto. Paradossalmente,


questo intervento portò anziché ad un ridimensionamento di un uso sconsiderato


delle BDZ, a rimarcare una differenza, come abbiamo visto in realtà


inesistente, con le nuove molecole in termini di praticità e maneggevolezza.


Sternbach nel


frattempo continuava una straordinaria carriera.  I profitti delle sue


invenzioni rappresentarono il 40% degli interi incassi annuali della Roche; la


maggior parte delle sue invenzioni furono straordinarie, così come le compresse


per l’insonnia (Dalmane, Mogadon), per l’epilessia (Klonopin), per combattere


il sanguinamento durante gli interventi chirurgici (Arfonad). Nonostante ciò


continuò con passione e in silenzio il proprio lavoro, senza diventare ricco. “Ciò


che è veramente importante è l’amore che ho per il mio lavoro. Ho avuto


successo poiché ho amato il mio lavoro e al quale mi sono completamente


dedicato, come ciascun vero artista. Ed essendo un chimico, ho trascorso la


maggior parte della mia vita nella speranza di poter fare una differenza”. La


sua carriera nella ricerca chimica fu contrassegnata da 241 brevetti, 122


pubblicazioni, sei libri e numerose onorificenze. Il U.S. News & World


Report lo nominò uno dei 25 più influenti americani del 20° secolo. Sternbach


continuò a lavorare nel suo laboratorio fino alla sua morte avvenuta il 28


settembre 2005 all’età di 97 anni.


 


BIBLIOGRAFIA


·      


“The


Librium Story” di Dili Ramchandani, MD (Director, Consultation/Liaison


Service Department of Psychiatry and Behavioral Science, Temple


University Hospital, Philadelphia, PA)


·      


Cassano


G.:  Manuale di Psichiatria Ed. UTET,


2015


·      


www.slideshare.net/AssociazioneNeamente/farmaco-storia-ansiolitici


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