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LE BENZODIAZEPINE O ANSIOLITICI: MECCANISMO D'AZIONE ED EFFETTI COLLATERALI

23/10/2022 20:37

Dr.ssa Gaia Guggeri

Farmacologia degli ansiolitici, Ansiolitici, Benzodiazepine, terapia dell'ansia, effetti collaterali ansiolitici,

benzodiazepine

Gli ansiolitici (Benzodiazepine) sono tra i farmaci più prescritti in tutto il mondo. E' necessario conoscerli per un uso corretto e sicuro.

MECCANISMO D’AZIONE DELLE BENZODIAZEPINE


Il profilo farmacologico di questi farmaci è stato ben


caratterizzato attraverso numerosi trial clinici in migliaia di pazienti che dimostrano


come tali farmaci siano sicuri ed efficaci, se utilizzati adeguatamente.


La loro efficacia e tollerabilità nel trattamento dell’ansia e dell’insonnia


sono state ampiamente dimostrate. Accanto alle proprietà ansiolitiche, le BDZ


possiedono attività ipnoinducente, sedativa, miorilassante e anticonvulsivante.


Tutti questi effetti sembrano essere mediati dal medesimo meccanismo


recettoriale, il legame alla subunità del complesso macromolecolare del


recettore per il GABA, e pertanto risulta talvolta difficile determinare la


dose in grado di assicurare un effetto ansiolitico senza produrre un


indesiderato effetto sedativo o amnestico. 



Direttamente o indirettamente, le BDZ influenzano


quasi ogni aspetto del funzionamento del cervello. Tutte le BDZ agiscono


aumentando le azioni del GABA (acido gamma-aminobutirrico) neurotrasmettitore


inibitorio. E’ interessante notare che circa il 40% di tutti i neuroni


rispondono al GABA. Questo significa che il GABA è un   tranquillante e


ipnotico naturale dell’organismo. L’azione naturale del GABA è aumentata dalle


BDZ, che generano così un’influenza inibitoria supplementare (talvolta


eccessiva) sui neuroni. L'azione del GABA è mediata dalla sua interazione con


due tipi di recettore, il recettore GABA-A e quello GABA-B. In generale,


possiamo dire che le BDZ operano un’inibizione anche su altri sistemi


neurotrasmettitoriali, in particolare le vie noradrenergiche e


serotoninergiche, implicate, come noto, nella biologia dell’ansia.


Le BDZ sono farmaci ansiolitici potenti e sono


efficaci sia in pazienti sani occasionalmente sottoposti a stress, che in


pazienti con ansia cronica. Gli effetti ansiolitici compaiono a dosaggi che


provocano sedazione minima, ma è probabile che anche l’azione ipnotica,


miorilassante e forse anche la blanda azione amnesica di tali farmaci, possano


contribuire ad alleviare la tensione e l’insonnia associata al disturbo di base.


L’effetto relativamente selettivo sull’ansia è probabilmente legato al fatto


che le BDZ sopprimono l’attività in molte aree del cervello limbico e in altre


coinvolte nella genesi dell’ansia, comprese l’amigdala, l’ippocampo,


l’ipotalamo, il locus Coeruleus e i nuclei del rafe, inducendo la riduzione di


acetilcolina, noradrenalina, serotonina e dopamina in queste aree. Proprio la


soppressione delle vie noradrenergiche e/o serotoninergiche sembra essere di


particolare importanza in relazione agli effetti ansiolitici. Tutti i


neurotrasmettitori eccitatori sono necessari per il normale stato di veglia e


reazione, per la memoria, per il tono e la coordinazione del muscolo, per le


risposte emozionali, per le secrezioni delle ghiandole endocrine, per il controllo


della frequenza cardiaca e della pressione sanguigna e una miriade di altre


funzioni che possono essere alterate dalle BDZ, vista la loro azione di


soppressione su essi tramite l’incremento dell’attività inibitoria del GABA.


Le BDZ vengono metabolizzate principalmente a livello


epatico. I diversi principi attivi seguono vie di metabolizzazione diverse.


Alcune BDZ formano metaboliti attivi,  altre


metaboliti inattivi pronti per essere eliminati. Tutte le BDZ sono eliminate


per via prevalentemente renale e solo in minor misura tramite le feci.


TIPI DI BENZODIAZEPINE


Sebbene esistano somiglianze fra le varie BDZ, queste


si differenziano per le proprietà farmacologiche: in base alla loro velocità di


eliminazione dall’organismo si possono distinguere in BDZ a emivita media e


lunga (caratterizzate da eliminazione lenta e formazione di metaboliti


attivi) e emivita breve o ultrabreve (eliminazione rapida e senza


formazione di metaboliti). L’insorgenza dell’effetto farmacologico e la durata


d’azione dello stesso dipendono dalla velocità d’assorbimento, dal tempo di


distribuzione nei tessuti, dalla quantità di farmaco che arriva al SNC e da


quanti recettori legano la sostanza, ma anche dall’emivita di eliminazione .


Esisteranno quindi BDZ con rapida insorgenza d’azione e lunga durata (es.


diazepam), ma anche BDZ i cui effetti si manifestano dopo poco tempo


dall’assunzione, ma che hanno breve durata (es. triazolam). La rapidità


d’azione è una caratteristica ricercata nel caso in cui la BDZ venga usata come


ipnoinduttore. Inoltre, con le BDZ a lunga emivita, la possibilità di effetti


residui di sedazione dopo singole dosi e di effetti cumulativi conseguenti a


somministrazioni multiple, devono essere tenute in considerazione specialmente


nei pazienti anziani.


SUDDIVISIONE DELLE BENZODIAZEPINE IN BASE ALL'EMIVITA



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EFFETTI INDESIDERATI


Il profilo


di sicurezza migliore delle BDZ rispetto ai barbiturici ha contribuito a un


alto tasso di prescrizione fin dalla loro scoperta e negli ultimi anni,


nonostante la diffusione di antidepressivi con proprietà ansiolitiche come gli


inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI), si è registrato


un notevole incremento dell’uso di BDZ


vista la loro capacità di funzionare rapidamente nella fase acuta, di


controllare – almeno in parte – gli effetti eccitatori iniziali degli


antidepressivi, e di rappresentare un buon trattamento complementare agli


antidepressivi in fase di mantenimento, ovvero quando questi iniziano a


funzionare, aumentandone gli effetti. Gli effetti collaterali delle BDZ


molto spesso non sono altro che un’accentuazione o un’estensione delle loro


proprietà farmacologiche. Di seguito viene riportata una tabella


riassuntiva dei più comuni effetti indesiderati, con una attenzione alla


popolazione anziana.



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I pazienti devono essere inoltre informati anche circa


gli effetti additivi delle BDZ e dell’alcol, in particolare quando


vengono usati dosaggi estremamente elevati, che determinano degli effetti


sedativi o di inibizione sul centro del respiro. Anche se di solito i pazienti


possono assumere in modo sicuro piccole quantità di alcol, è ovviamente


necessaria una particolare attenzione specie se si mettono alla guida di


veicoli o mezzi pesanti.


 Le persone più anziane richiedono spesso la prescrizione


di composti a breve/ media emivita, visto il rischio di accumulo che esiste per


le BDZ a lunga emivita: questo è il risultato di una minore efficienza nella


metabolizzazione del farmaco.


L’hangover, che si


manifesta il giorno seguente l’assunzione di una dose ipnotica, è


caratterizzato da malessere generale, cefalea, senso di stordimento (simile ai


postumi di una sbornia).


In rare occasioni (effetto paradosso) le BDZ


possono causare un eccitamento che può provocare un incremento del livello di


ansia, insonnia, incubi, allucinazioni nella prima fase del sonno,


irritabilità, comportamento iperattivo o aggressivo e un aggravamento delle


crisi per gli epilettici.


                                                                               


TOSSICITA’ DA SOVRADOSAGGIO


Il termine tossicità da sovradosaggio si riferisce a


reazioni tossiche gravi, spesso dannose e talora letali, dovute al


sovradosaggio accidentale di un farmaco


o intenzionale (omicidio o suicidio).


Le BDZ assunte per via orale, non combinate con altre


sostanze, raramente causano tossicità. La classica presentazione di un paziente


con intossicazione da BZD isolata è caratterizzata da depressione del Sistema


Nervoso Centrale (SNC) con parametri vitali nella norma, il cosiddetto “coma


with normal vitals”. I dati forniti dagli studi finora apparsi in letteratura


dimostra che  l’ingestione acuta,


accidentale o volontaria, di dosi elevate di BDZ non provoca fenomeni tossici


tali da compromettere le funzioni vitali. L’intossicazione acuta da BDZ non


provoca, infatti, marcata depressione respiratoria, cardiovascolare o del SNC,


ma, nella maggior parte dei casi, soltanto astenia muscolare e profonda


sonnolenza. Sono stati anche riportati atonia, ipotensione ortostatica,


ipotermia, stato confusionale e disartria. Va precisato, tuttavia, che in caso


di sovradosaggio la contemporanea assunzione di alcolici o di farmaci


deprimenti il SNC (barbiturici, analgesico-narcotici, ecc.) può risultare in


alcuni casi letale. Gli effetti di questa interazione possono comparire anche


quando l’ingestione di alcool avvenga 12 ore dopo l’ultima somministrazione


di una BDZ. E’ noto, inoltre, che la


presenza di elevati tassi di alcolemia (200 mg/100ml) inibisce il metabolismo


delle BDZ ad emivita medio-lunga, con conseguente aumento della loro


concentrazione e durata d’azione. La


terapia dell'intossicazione acuta è di tipo sintomatico e la remissione del


quadro clinico avviene in genere entro 48 ore, anche se le concentrazioni plasmatiche


di farmaco possono mantenersi elevate per periodi più prolungati. L’Anexate(


Flimazenil), si è dimostrato in grado di


spiazzarle dai siti recettoriali specifici ed è considerato l'antidoto


specifico delle BDZ in caso di sovradosaggio.


 


TOLLERANZA


Si definisce tolleranza quella situazione in cui si


rende necessario l0impeigo di dosi


sempre maggiori di farmaco per mantenere gli effetti clinici desiderati ovvero


quella situazione in cui una stessa dose non garantiscono nel tempo gli effetti


ottenuti all’inizio del trattamento. Questo fenomeno, ben documentato nel caso


dei barbiturici, si riscontra con minore frequenza nel caso delle BDZ. Nella


maggior parte dei casi però la tolleranza ai diversi effetti delle BDZ si


sviluppa con l’uso cronico, soprattutto quando si usano dosi eccessive. è


interessante notare che la tolleranza ai diversi effetti delle BDZ si sviluppa


in modo e con tempi diversi, per esempio la tolleranza agli effetti ipnotici si


sviluppa velocemente, anche in poche settimane, mentre la tolleranza


all’effetto ansiolitico si sviluppa più lentamente anche dopo mesi. Alcuni


studi evidenziano tuttavia che la comparsa di tolleranza agli effetti


ansiolitici non è molto comune. In due studi con un follow-up a 6 mesi, l’uno


sul Clorazepam e l’altro sull’Alprazolam vs. diazepam, non è stata rilevata


tolleranza agli effetti ansiolitici, confermandone l’efficacia sui disturbi


d’ansia. Nel fenomeno della tolleranza sembrano giocare un ruolo importante


fattori “non farmacologici” (personalità, esperienze di vita e abitudini del


paziente): questo dato sembra confermato dal fatto che la tolleranza da BDZ non


è sostenuta da meccanismi di tipo metabolico (come nei barbiturici) né da


chiari meccanismi di sviluppo di ipersensibilità recettoriale verso le BDZ.


 


DIPENDENZA E ASTINENZA


Uno dei timori più forti nel paziente che assume


farmaci psicotropi ed in particolare BDZ è lo sviluppo di dipendenza, spesso


indotto dal paragone con l’uso di “droghe” (cocaina, eroina ecc..). E’ infatti


evidente che una conoscenza parziale o poco corretta della dipendenza può


condurre nella pratica clinica, soprattutto nella medicina generale, ad


atteggiamenti di eccessivo allarmismo (ad es. non usare mai le BDZ perché


farmaci ad alto rischio) o di minimizzazione del problema (non effettuare


periodici controlli dei pazienti e


consentire trattamenti prolungati anche quando è stata superata la fase acuta e


il farmaco non è più indispensabile). L’esistenza di una dipendenza fisica da


BDZ -documentabile dalla insorgenza di una sindrome d'astinenza dopo brusca


sospensione del trattamento - è un evento ben documentato. Non è quindi la


possibile esistenza del fenomeno che va messa in discussione ma la sua


rilevanza clinica (ad es. quali sintomi la caratterizzano? qual è la loro gravità?


ecc.) ed epidemiologica (quali sono i fattori di rischio per la dipendenza?


quali sono i pazienti che possono essere definiti realmente dipendenti? quanti


riescono a sospendere senza problemi un trattamento prolungato?). In realtà,


una valutazione epidemiologica sistematica della dipendenza da BDZ resta ancora


oggi difficile da effettuare a causa di difficoltà oggettive inerenti la


metodologia di ricerca. Se possibile, infatti, definire un consumatore


«cronico» in base alla durata dell'esposizione al farmaco (molti studi, di


fatto, definiscono per convenzione «cronico» un uso di BDZ superiore all'anno),


è molto più problematico definire un paziente dipendente ed ancor più stabilire


se si tratti di una dipendenza fisica o esclusivamente psicologica. Va sottolineato,


infine, che non si possono considerare semplicisticamente dipendenti pazienti


che, per ragioni esclusivamente psicologiche (determinate ad esempio dalla


preoccupazione che, alla sospensione della BDZ, i sintomi d'ansia si possano


ripresentare), non desiderano o temono di sospendere il trattamento con tali


farmaci. Pertanto, in mancanza di una valutazione complessiva ed approfondita,


non è corretto ritenere che un consumatore «cronico» di BDZ sia necessariamente


un paziente dipendente o faccia un uso improprio di tali composti. In generale,


tanto più lunga è la durata del trattamento e più alta è la dose, tanto


maggiori sono le probabilità che questo accada. Nella maggior parte dei


pazienti, tuttavia, non si verifica dipendenza. Si calcola infatti che solo tra


il 10 e il 30% dei soggetti trattati con BDZ per lungo periodo possano


sviluppare dipendenza dal farmaco.


E’ comunque buona pratica clinica:



  • Evitare la prescrizione di BDZ in pazienti

      - dipendenti da sostanze di abuso (alcool, barbiturici,


oppiacei, anfetaminici…)


      - pazienti con tratti di personalità dipendenti, poco capaci


di introspezione, tendenti        a porre “fuori da sé” la risoluzione dei problemi;


      - pazienti con storia di dipendenza da farmaci (es. antidolorifici)



  • Utilizzare sempre la dose minima efficace
  • Limitare nel tempo la durata del trattamento.

 


Alla dipendenza è strettamente connessa la comparsa di


sintomi di astinenza, sia psicologici sia fisici, al momento della


sospensione (vedi tabella). Tutti questi sintomi sono stati descritti da


pazienti che stavano riducendo la dose o che avevano sospeso repentinamente


l’assunzione di BDZ. Da sottolineare che, nella pratica clinica, si assiste a


specifiche e soggettive combinazioni di questi sintomi senza che nessuna di


queste manifestazioni sia specifica dell’astinenza dalle BDZ. In generale la


dipendenza e quindi l’astinenza possono essere controllate o evitate con una


riduzione graduale della dose di farmaco. Nel caso in cui le BDZ vengano


prescritte per un breve periodo di tempo e/o a dosaggi non troppo elevati, si


riduce nettamente il rischio di andare incontro a sintomi di tolleranza,


dipendenza o astinenza e si migliora pertanto il rapporto tra beneficio e


rischio.


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CONCLUSIONI


Le BDZ si sono rivelati degli ottimi farmaci nel


controllo dell’ansia e dell’insonnia, da soli o associati ad altre terapie


farmacologiche (es. SSRI).


Più ancora che per molti altri psicofarmaci, la


pratica clinica suggerisce di personalizzare il dosaggio, la scelta della


molecola, la durata del trattamento. Esiste, infatti, una notevole variabilità


individuale rispetto alla risposta clinica ed alla insorgenza di effetti individuali.


Rimane, comunque, fondamentale la stretta collaborazione fra medico e paziente,


una stretta osservanza delle modalità di assunzione (es. orari) e dei dosaggi e


il décalage in caso di sospensione che non deve mai avvenire in maniera brusca.


 


 


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     Iscritta all'Ordine dei Medici Chirurghi di Como n° 4981  -   Iscritta all'Albo degli Psicoterapeuti di Como

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