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I MECCANISMI PSICOLOGICI CHE CI FANNO DIRE NO AL VACCINO ANTI COVID-19

05/02/2021 20:42

Dr.ssa Gaia Guggeri

Vaccini, Covid-19, Meccanismi psicologici, No-vax, Correlazione illusoria, Rimpianto, Pfizer, Moderna, Astra-Zeneca, Centro InTerapia e vaccino,

vaccini

Sulla scelta di effettuare il vaccini anti-Covid-19 spesso intervengono anche meccanismi psicologici che influenzano le nostre decisioni, delle "trappole della

Il grande tema di questi ultimi


mesi è quello che riguarda il vaccino anti Covid-19, prodotto da più case


farmaceutiche (Pfizer, Moderna,


Astra-Zeneca per citare solo quelli già approvati). Questa scoperta è frutto di


una intensa ricerca scientifica e, cosa più straordinaria, è avvenuta in tempi


brevissimi rispetto a tanti altri vaccini a cui noi siamo abituati. La velocità


con cui è stato messo a punto non è una combinazione, ma frutto di sforzi


scientifici mondiali e di tecnologie sempre più sofisticate che soltanto 10


anni fa non erano a nostra disposizione.



COME FUNZIONA UN VACCINO RNA?


Il nostro corpo sintetizza ogni


giorno miliardi di proteine che svolgono tutte funzioni essenziali per la vita.


Le informazioni per la produzione delle proteine sono contenute nel nostro DNA,


quel filamento a doppia elica presente nel nucleo di ogni cellula animale e che


contiene il patrimonio genetico di ognuno di noi. Quando le nostre cellule


devono sintetizzare una proteina, un enzima, la RNA polimerasi, sintetizza una


molecola di RNA messaggero, che contiene le stesse informazioni presenti nel


DNA: praticamente ne fa una copia. Questo RNA si chiama messaggero proprio


perché porta le istruzioni per costruire la proteina copiate dal DNA verso la


“centrale di produzione” delle proteine, cioè i ribosomi, organuli presenti


all’interno della cellula. I ribosomi “leggono” il messaggio dell’RNA messaggero


e producono la proteina secondo le istruzioni del DNA.


Normalmente, nei vaccini


tradizionali, si utilizzano proteine virali prodotte in laboratorio e


purificate che, una volta iniettate nell’uomo, vengono riconosciute dal sistema


immunitario come estranee, innescando il processo di risposta immunitaria in


grado di combattere, qualora se ne venga a contatto, il virus.


Con i vaccini RNA, invece, si


utilizza una scorciatoia: viene iniettato nell’uomo non la proteina virale, ma


direttamente l’RNA messaggero deputato a codificare la proteina più importante


del virus e cioè la ormai famosa proteina Spike, che serve al Sars-Cov-2 per


aggrapparsi alle cellule umane e compone la corona da cui il virus prende il


nome: è la chiave falsa con la quale il virus riesce a entrare nelle


nostre cellule. Così, quando i nostri ribosomi “leggono” questo mRNA, credendo


sia un ordine del DNA, si mettono a produrre la proteina, la chiave falsa, del


virus, che le nostre difese riconoscono come estranea, innescando così la


risposta immunitaria. Ciò significa che, nel caso entrassimo in contatto con il


Coronavirus, le nostre difese immunitarie sono già allertate e pronte e


distruggerlo. In altre parole, il lavoro che dovrebbe fare la casa farmaceutica


(produzione e purificazione della proteina virale) la fa direttamente la


cellula del paziente.


In questo modo funzionano i due principali


vaccini anti Covid, Pfizer e Moderna.


Il vaccino Astra-Zeneca, sfrutta


più o meno lo stesso meccanismo ma elicita la risposta immunitaria attraverso


l’utilizzo di un vettore virale basato su una versione indebolita di un comune


virus del raffreddore (adenovirus) che causa infezioni negli scimpanzé e che


contiene il “materiale genetico” che codifica per la proteina Spike . A


seguito dell’inoculazione del vaccino nel soggetto sano, la proteina


spike superficiale viene prodotta dall’organismo, stimolando il sistema


immunitario ad attaccare il virus SARS-CoV-2 se in seguito infetta l’organismo.


PERCHE’ SI HA PAURA DEL VACCINO?


Di pari passo all’entusiasmo per


la scoperta del vaccino, si è assistito anche ad un sempre maggiore numero di


persone (tra i quali, purtroppo anche medici e sanitari), che diffidano di


questo presidio terapeutico e hanno deciso di non vaccinarsi. Le argomentazioni


più comuni riguardano la velocità della messa a punto del vaccino, la paura di


avere all’interno del proprio corpo il mRNA virale paventando una inesistente


“manipolazione genetica”, la paura di ammalarsi o di reazioni avverse. Non sto


a ribattere queste paure, che non hanno fondamenti scientifici e lo lascio fare


a colleghi virologi. Né, tantomeno, prenderò in considerazione le leggende


metropolitane e complottiste che coinvolgono il 5G, piuttosto che Steve Jobs o


altre variegate e fantasiose interpretazioni. Mi vorrei, invece soffermare sui


meccanismi psicologici che spesso sottendono queste paure ed elicitano


resistenze a tutto ciò che non conosciamo e che esula dalla nostra diretta


sperimentazione.


La nostra mente tende a funzionare


in modo dicotomico: fare-non fare; parlare-tacere; amare-odiare; bene male;


conosciuto-sconosciuto. All’interno di queste categorie mentali noi ci sappiamo


muovere abbastanza bene, perché siamo abituati a ragionare in questi termini e,


quindi, di fatto, a tenere a bada le nostre paure. All’interno di questo schema


mentale, poi, noi sappiamo muoverci nel momento in cui abbiamo una conoscenza,


cioè abbiamo esperito direttamente la dicotomia. Per fare un esempio, decidiamo


di fare (allontanarci dal fuoco), perché il non-fare sarebbe pericoloso (mi scotto).


E su questo non abbiamo dubbi. La situazione si complica quando ci troviamo a


fronteggiare scelte che non fanno parte della nostra sfera esperienziale. Come


ci difendiamo? Attraverso la nostra naturale e direi ancestrale tendenza a


produrre schemi, strutture e correlazioni mentali. La parte più antica del


nostro cervello ci ha insegnato, per esempio, ad avere una reazione di fuga


davanti a un pericolo (ad esempio il leone nella savana) anche se non avevamo


una esperienza diretta del leone, ma avevamo visto le carcasse della gazzella.


Questa capacità di collegamento molto antica ci ha preservato dalla estinzione.


Tuttavia, come spiega bene il prof. Matteo Motterlini Ordinario di Filosofia della scienza,


Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, a volte la nostra mente ci tende


delle trappole, una delle quali è quella che definisce correlazione


illusoria. Il professore propone come esempio l’autismo che è solitamente notato dai genitori nel primo


anno di vita per un ritardo di linguaggio o ritardo di apprendimento, cioè


proprio nel periodo in cui si fanno i vaccini e


i loro richiami. Di fronte a simili coincidenze, la mente umana tende a  raggruppare l’informazione così da vedere una


relazione anche dove non c’è. Ciò dimostra come per l’essere umano sia


intollerabile l’imponderabile, lo sconosciuto, perché fuori dal nostro


controllo; ontologicamente la possibilità di controllo sull’evento


potenzialmente letale permette di evitarlo e di mantenere in essere la specie.


Così tendiamo ad abbandonare la logica e le leggi della probabilità per


rintracciare una relazione di causa e effetto anche dove non ci sono.


Questo meccanismo è sperimentato


da noi quotidianamente. Quando, ad esempio non troviamo le chiavi della


macchina o ci si guasta l’aspirapolvere, non tendiamo a pensare, anche per un


breve istante, che qualcuno ce le abbia spostate o che qualcuno lo abbia


utilizzato male, tanto da romperlo? Abbiamo, cioè, la necessità di dare una


spiegazione a tutto, a rendere l’imponderabile ponderabile. Afferma il


professor Motterlini: “scientificamente non c’è alcuna relazione tra vaccini


e autismo (o tra 5G e covid-19.) Noi però ne inventiamo una di sana pianta. Il


mondo è pieno di “tiratori scelti”: di gente cioè che come un cowboy texano


prima spara con il fucile i suoi colpi sulla porta del fienile, poi disegna


attorno un bel bersaglio colorato, quindi si vanta della sua mira infallibile.


Ci comportiamo esattamente così tutte le volte che isoliamo un gruppo


di fatti fuori dal loro contesto, e ci costruiamo intorno un


bersaglio, vale a dire li raggruppiamo in modo di ricondurre la “causa” solo a


quel raggruppamento. Isolo così tutti i bambini autistici vaccinati, e ignoro


tutti i bambini vaccinati non autistici (che sono ben di più!). Ma questi dati


hanno lo stesso valore nell’affermare un legame causale tra vaccini e autismo


di quanto i fori sulla porta del fienile ne hanno nel provare la buona mira del


cow-boy.


Sicuramente, a creare ancora più


confusione, interviene la grande quantità di informazioni spesso divergenti tra


loro, che possiamo reperire sul web w sui social. In questo senso, anche qui


cadiamo in una trappola mentale: tendenzialmente l’uomo tende a dare credito a


ciò che vogliamo sentirci dire a priori. Per cui, se sono un po’ incerta sul


vaccino, tenderò a credere a coloro che dicono che il vaccino fa malissimo,


piuttosto che ad un articolo scientifico che sostiene il contrario. Senza


contare che la comunicazione di massa è assai più fruibile e comprensibile di


un articolo scientifico. Se poi, come realmente avviene, la stessa scienza


appare in contraddizione, allora il gioco è fatto. In realtà le risposte


scientifiche su un evento nuovo come il Coronavisrus mutano in base ai dati che


di volta in volta vengono acquisiti. E, per quanto detto prima, tendiamo


comunque a “mettere ordine” dove ordine non ci può essere.


Ma il professore ci mette in


guardia su un’altra trappola: l’emozione del rimpianto cioè di quella


attitudine in cui “tendiamo a dolerci maggiormente per gli atti di


commissione: se solo se non avessi agito così; che per gli atti di


omissione, cioè per quello che avremmo potuto fare e non abbiamo fatto”.


In pratica se succede qualcosa di brutto (reazione allergica da vaccino) perché


l’abbiamo scelto, il senso di colpa è estremamente maggiore che  se capitasse qualcosa di brutto (mi ammalo)


per non aver fatto niente. Insomma, esiste la


trappola dell’omissione e della procrastinazione: “se vaccinarmi deve


essere una scelta attiva, cioè un atto di commissione, tenderò a concentrarmi


maggiormente sui rischi della vaccinazione stessa, che sono qui e ora;


piuttosto che su rischio di contrarre una malattia (anche gravissima) in futuro.


Il peso dell’anticipazione dell’emozione negativa del rimpianto, in


questo modo, gioca tutta a sfavore della decisione di vaccinarmi”.


A tutto ciò si aggiunga che  la nostra mente tende a vedere con maggior


attenzione le cose che ci sono vicine, mentre la vista sulle cose lontane è più


sfocata. Non solo, ma tendenzialmente tendiamo a difendersi dalla incertezza


del futuro (la malattia) con la negazione (a me non capita). E anche qui


tendiamo a fare nostre le opinioni che ci fanno “più comodo, ciò che vogliamo


sentirci dire: quindi prenderemo solo i dati sulla mortalità nella popolazione


anziana, scotomizzando tutti gli altri dati.


Come si esce da queste trappole?


Innanzitutto prendendone coscienza. Poi cercando di far emergere la logica


sull’irrazionalità, magari fidandoci un po’ più della scienza dei dati che dei


social.


 


Gli operatori del Centro


InTerapia di Saronno hanno aderito alla campagna vaccinale anti Covid-19,


indetta dai propri rispettivi Ordini, nel rispetto dei propri pazienti e della


salute pubblica e della propria.


 Siamo in attesa di essere


convocati, ma ci piace pensare che la nostra scelta possa portare una sensibilizzazione


maggiore alla campagna vaccinale


Sitografia:


Matteo Motterlini Ordinario di Filosofia della scienza Università Vita-Salute San Raffaele, Milano Medicalfacts, 4 gennaio 2021


Roberto Burioni, virologo Università


Vita-Salute S. Raffaele, Milano, Medicalfacts


www.salute.gov.it


Aifa.gov.it


www.infovacc.ch


fondazioneveronesi.it


 “Perspectives on the Impact of


Varicella Immunization on Herpes Zoster. A Model-Based Evaluation from Three


European Countries”, Plos One aprile


2013


Current controversies in childhood


vaccination”, South Dakota Magazine


2013


Increasing Exposure to


Antibody-Stimulating Proteins and Polysaccharides in Vaccines Is Not Associated


with Risk of Autism”, marzo 2013 The


Journal of Pediatrics 


     Iscritta all'Ordine dei Medici Chirurghi di Como n° 4981  -   Iscritta all'Albo degli Psicoterapeuti di Como

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