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NATURALE MA NON INNOCUO GLI ANTIDEPRESSIVI “NATURALI”: IPERICO VERSUS SSRI

05/02/2021 20:14

Dr.ssa Gaia Guggeri

Depressione, Antidepressivi, SSRI, Antidepressivi naturali, Fitoterapia, Hipericum, Erba di S. Giovanni,

Hypericum e antidepressivi

INTRODUZIONE


Negli ultimi anni


l’automedicazione ha conosciuto una crescita costante, destinata a continuare


nei prossimi anni per il processo di “delisting” (passaggio di farmaci dalla


classe A -rimborsabile dal Sistema Sanitario Nazionale – alla classe C – a


totale carico del cittadino -). In realtà l’automedicazione non avviene solo attraverso


l’acquisto dei farmaci cosi detti da banco (senza ricetta medica) , ma anche


attraverso l’utilizzo di integratori alimentari che vengono percepiti come


farmaci, ma innocui.



hipericumpng





La difficoltà ad accettare un problema depressivo e, soprattutto, di


accettare una terapia antidepressiva, spinge spesso il soggetto a misconoscere


la gravità dei sintomi o a sottovalutarli.


La paura di assumere un farmaco


“chimico”, spesso fa optare per altri rimedi ritenuti, a torto, meno pericolosi


e con meno effetti collaterali rispetto ai farmaci tradizionali.


È questo il caso dell’Iperico,


che è stato oggetto di numerose ricerche negli ultimi vent’anni per il suo


potere antidepressivo. L’erba di San Giovanni (Hypericum perforatum),


così chiamata perché il massimo della fioritura avviene intorno al 24 giugno, festa


del Santo, è una pianta dai fiori gialli usata da secoli per combattere


depressione e ansia, spesso chiamata anche con il nome popolare di


“scacciadiavoli”. L’erba di San Giovanni è stata utilizzata nel corso dei


secoli per curare condizioni mentali, dolore neuropatico ed una grande varietà


di altre patologie. L'Hypericum perforatum appartiene all'ordine dei


Malpighales, che comprende più di 16.000 specie. Rappresentanti del


genere Hypericum (469 specie) si possono trovare in ogni clima


temperato del globo e comprendono specie con un'ampia varietà di architetture


vegetali che vanno dalle piccole erbe agli alberi.



ipericum 2png





Sono stati effettuati numerosi studi comportamentali su esseri umani


e ratti che hanno dimostrato la sua efficacia. Ciò ha portato a un mercato


multimiliardario per i prodotti a base di iperico che


rappresenta oltre il 13% del commercio totale di integratori a base di erbe in


Europa e  circa 6 miliardi di dollari in


tutto il mondo. Mentre le proprietà antidepressive degli estratti


di iperico sono legate alla presenza di iperforina, un altro


componente importante, la naftodiantrone ipericina è stata identificata come un


promettente agente antitumorale e un potenziale trattamento contro malattie


neurodegenerative compreso il morbo di Alzheimer.




MECCANISMO D’AZIONE


La composizione degli estratti


da H. perforatum è stata ampiamente studiata e sono stati


identificati molti metaboliti secondari, tuttavia due composti sono emersi come


i più importanti per l'industria farmaceutica: iperforina e ipericina. In realtà


l’attività antidepressiva è da attribuire al fitocomposto in toto e non come si


riteneva inizialmente alla “sola” ipericina.


L'iperforina, è un derivato del


floroglucinolo prenilato alla quale si attribuiscono gli effetti antidepressivi


e neuroattivi dell’iperico. Molti antidepressivi hanno la capacità di inibire


l'assorbimento di importanti neurotrasmettitori come la serotonina, la dopamina


(DA) o la noradrenalina (NA) . L'iperforina costituisce un inibitore


sinaptosomico naturale dell'assorbimento dei neurotrasmettitori. Inoltre, l'iperforina


può inibire l'assorbimento nelle sinapsi dei trasmettitori di aminoacidi, acido


gamma-amminobutirrico (GABA) e L-glutammato. Ciò è dovuto alla sua modalità di


azione che invece di basarsi sulle interazioni competitive per i siti di legame


del trasportatore, si basa sull'aumento del Na + intracellulare importante


per la regolazione dell'assorbimento dei neurotrasmettitori. Queste


caratteristiche conferiscono all'iperforina lo stato di un inibitore della


captazione ad ampio spettro dei neurotrasmettitori, i cui effetti sono stati


riportati in diversi studi.


Altri studi hanno dimostrato come


l'ipericina sia un inibitore degli enzimi Mono Ammino Ossidasi (il target


farmacologico degli antidepressivi cosiddetti IMAO) anche se tale


azione non sembra essere significativa alle concentrazioni normalmente


raggiunte con l'uso degli estratti.


STUDI DI EFFICACIA


DELL’HIPERICUM


Tuttavia, nonostante il numero


elevate di ricerche e review che comparavano l’efficacia dell’Hypericum con


alcuni SSRI, la valutazione non è univoca.


Tra gli innumerevoli articoli presenti in letteratura, alcuni paragonano


l’efficacia dell’erba di San Giovanni agli SSRI nella depressione lieve (in


particolare Sertralina e Paroxetina), mentre altri ne criticano le modalità di


trattamento dei dati, o per l’esiguità del campione, o per errori metodologici


o per la diversità di dosaggio utilizzati nei vari studi.


Una Meta-analisi di studi


controllati randomizzati Pubblicato online da Cambridge University Press nel


gennaio 2018 (Klaus Linde,


Michael


Berner, Matthias


Egger e Cynthia


Mulrow ) ha aggiornato le prove da studi randomizzati sull'efficacia


degli estratti di Hypericum . È stata eseguita una


revisione sistematica e una meta-analisi di 37 studi clinici controllati


randomizzati in doppio cieco che hanno confrontato gli effetti clinici


della monopreparazione di Hypericum con placebo o con un


antidepressivo standard negli adulti con disturbi depressivi. È emerso che studi


più ampi controllati con placebo limitati a pazienti con depressione maggiore


hanno mostrato solo effetti minori rispetto al placebo, mentre studi più vecchi


e più piccoli non limitati a pazienti con depressione maggiore hanno mostrato


effetti marcati. Rispetto agli antidepressivi standard, gli estratti


di iperico hanno avuto effetti simili. Lo studio ha concluso che le


prove attuali riguardanti gli estratti di iperico sono


incoerenti e confuse. Nei pazienti che soddisfano i criteri per la


depressione maggiore, diversi recenti studi controllati con placebo


suggeriscono che Hypericum ha effetti benefici minimi, mentre altri


studi suggeriscono che Hypericum e gli antidepressivi standard hanno


effetti benefici simili, soprattutto nella depressione lieve o moderata.


Recenti indagini hanno indicato


che Hypericum perforatum, come gli antidepressivi convenzionali, è


coinvolto nella regolazione dei geni che controllano la funzione dell'asse


ipotalamo-ipofisi-surrene e influenza, almeno in parte, gli effetti indotti


dallo stress sulla neuroplasticità e neurogenesi. Dalle evidenze


disponibili si può concludere che in letteratura sono presenti dati a sostegno


dell'uso di Hypericum perforatum per il trattamento della


depressione. Tuttavia, i risultati di esperimenti condotti con estratti o


composti puri non sempre somigliano al profilo biochimico e farmacologico


caratteristico degli antidepressivi sintetici. In particolare, la maggior


parte dei risultati negli studi preclinici è stata ottenuta con dosi elevate di


composti ed estratti puri che non sono paragonabili alle concentrazioni dei


singoli costituenti attivi dopo somministrazione orale nell'uomo.


NATURALE NON SIGNIFICA


INNOCUO: GLI EFFETTI COLLATERALI DELL’HYPERICUM


Anche la botanica è un immenso


sistema chimico e vi sono micidiali prodotti chimici provenienti dalla natura:


la digitale, l’oppio, il botulino, l’alcol ed altri più innocui come lo


zucchero, il sale, il pepe, il peperoncino e così via, tutti con la loro bella


struttura chimica.


L’Hypericum si è rivelato uno


straordinario successo commerciale, sotto la spinta di campagne promozionali


(veicolate principalmente dai mass-media) che hanno messo l'accento soprattutto


sulla mancanza di effetti indesiderati, così frequenti invece con gli


antidepressivi tradizionali.


L'iperico è commercializzato come integratore dietetico e, recentemente, anche


come specialità medicinale (es. Nervaxon) vendibile dietro presentazione di


ricetta medica. Con l'impiego allargato, si sono via via andate moltiplicando


le segnalazioni di interazioni con numerosi farmaci di prescrizione assunti


contemporaneamente. I casi segnalati suggeriscono che le interazioni possano


essere dovute all'attivazione da parte dell'iperico di alcuni isoenzimi della


via metabolica del citocromo P450, che può portare ad una riduzione della


concentrazione plasmatica e quindi ad una riduzione dell'effetto terapeutico


dei farmaci che vengono metabolizzati da questo sistema. Per contro,


sospendendo l'assunzione dell'iperico, si potrebbe verificare l'effetto


opposto, cioè un aumento dei livelli plasmatici del farmaco assunto


contemporaneamente fino a livelli tossici. Oltre a queste interazioni di tipo


farmacocinetico, altre interazioni, di tipo farmacodinamico possono


manifestarsi per sommazione o potenziamento dell'effetto sui neurotrasmettitori


cerebrali: l'iperico infatti aumenta i livelli di serotonina nel cervello


attraverso una debole azione MAO-inibitoria e di inibizione del reuptake della


serotonina. In caso di pazienti già in trattamento con antidepressivi inibitori


del reuptake della serotonina (SSRI) questo si traduce in un pericoloso aumento


della concentrazione di serotonina con conseguente insorgenza di una “sindrome


serotoninergica”. Queste segnalazioni hanno indotto il Committee on


Safety of Medicines inglese ad inviare una lettera informativa a medici e


farmacisti, riportando i farmaci interagenti, gli effetti dell'interazione e i


provvedimenti opportuni.


Ma c’è un modo diffuso di pensare


che tutto quanto è “naturale”, “al massimo non ti fa niente, ma non ti fa certo


male” come sostiene la dr.ssa Hoban dell’università di Adelaide. Invece il suo


gruppo ha registrato reazione avverse nei consumatori di iperico del tutto


simili a quelle indotte, in alcuni casi, dalla fluoxetina (il famoso


Prozac): ansia, attacchi di panico, vomito, amnesia. Sono effetti


collaterali non diffusi, ma si deve esserne consapevoli, mentre chi prende


l’erba di San Giovanni di solito se la auto prescrive e non ha idea dei


dosaggi. Altro rischio: il consumo di questa sostanza può interagire


con altri farmaci che si prendono, come alcuni antidepressivi, la


pillola anticoncezionale, certi fluidificanti del sangue.


C’è un effetto collaterale che


rende comunque impossibile prescrivere l’iperico in estate: dà


fotosensibilizzazione, quindi provoca problemi cutanei come arrossamenti ed


eczemi». L'ipericina è una sostanza fotosensibilizzante e può, per questo,


procurare gravi danni anche al cristallino. I radicali liberi che si sviluppano


dalla combinazione della sostanza con i raggi UV sono causa infatti di


cataratta. Particolare cautela va riservata alla terapia dei disturbi affettivi


stagionali, che si avvale delle virtù terapeutiche di lampade UV combinate


all'assunzione di erba di San Giovanni. Aver identificato queste proprietà


dell'ipericina ha aperto anche la strada allo studio delle sue applicazioni per


la cura dei carcinomi cutanei: l'uso topico dell'estratto amplificherebbe gli


effetti terapeutici delle radiazioni (New Scientist 1999; 2196: 24)


Un’altra ricerca ha dimostrato


che l’iperico può interagire negativamente con altri farmaci, tra cui quelli


usati per tenere sotto controllo l’infezione da HIV e


la pillola


anticoncezionale. Il 10 febbraio 2000 la FDA ha pubblicato una


circolare in cui si affermava che l’iperico sembra interferire con alcuni


farmaci usati nella terapia delle malattie cardiache, della depressione,


delle convulsioni,


di alcuni tumori e del rigetto degli organi trapiantati. A causa di queste


potenziali interazioni i pazienti dovrebbero sempre chiedere consiglio al


medico prima di assumere qualsiasi rimedio erboristico.


L’iperico funziona con lo stesso


meccanismo degli inibitori della ricaptazione della serotonina,


i cosiddetti antidepressivi SSRI, e ovviamente (purtroppo) può quindi essere


causa degli stessi effetti indesiderati, tra cui:


 


Poiché l’efficacia non è


garantita e alla luce del fatto che una depressione non adeguatamente


trattata può diventare grave (in alcuni casi può essere causa di suicidio),


è di fondamentale importanza valutare sempre con il proprio


medico il ricorso a questo rimedio erboristico.


La ricerca ha dimostrato che


l’iperico può limitare l’efficacia di alcuni farmaci, tra cui:


  • antidepressivi,
  • pillola anticoncezionale,
  • ciclosporina, un farmaco che aiuta a prevenire il rigetto da trapianto di organi,
  • digossina, un farmaco utilizzato per rafforzare le contrazioni del muscolo cardiaco,
  • indinavir e altri medicinali usati per controllare l’infezione da HIV,
  • irinotecan e di altri farmaci antitumorali,
  • warfarin e relativi medicinali anticoagulanti.

Alcune evidenze fanno pensare che


possa ridurre la


fertilità sia nell’uomo (per riduzione del numero e della


motilità degli spermatozoi) sia nella donna; per quanto manchino ancora dati


certi, si raccomanda di astenersi dall’uso durante la ricerca di gravidanza. A


maggior ragione è da evitarne l’uso in gravidanza ed allattamento.


CONCLUSIONI


I media non perdono l'occasione


di vantare le virtù degli estratti vegetali, e nello stesso tempo di porre in


risalto i danni o il pericolo di curarsi con i farmaci di sintesi. Grazie a


questa cattiva stampa, diminuisce la fiducia del pubblico nella farmacopea


scientifica e si porta acqua al mulino della medicina alternativa, con il suo


bagaglio di speranze non sempre ben riposte.


È invece opportuno valutare da un


punto di vista obiettivo le applicazioni terapeutiche dei fitofarmaci, perché


curarsi con le erbe è una consuetudine per milioni di persone: negli Stati


Uniti, l'uso dei rimedi naturali è aumentato negli ultimi sette anni del 380


per cento. Secondo una ricerca recente, in Italia il 27 per cento della


popolazione, per lo più donne, predilige le piante ai farmaci. Anche gli


uomini, però, non disdegnano le erbe: quasi la metà dei rimedi utilizzati per


la cura dell'iperplasia prostatica è di derivazione naturale.


Ai medici capita quotidianamente di confrontarsi con persone che si curano


usando fitoterapici. Non basta più l'autorità del curante per evitare che il


malato abbandoni o trascuri un trattamento convenzionale. Inoltre, l'impiego di


erbe viene spesso taciuto e il consiglio del farmacista e dell'erborista


acquista più valore di quello del medico. Questo atteggiamento sembra


giustificato dal fatto che molti medici sono pregiudizialmente contrari all'uso


delle piante in ogni caso, sovente a causa di scarsa informazione. La mancata


comunicazione aumenta, però, il rischio di interazioni pericolose tra terapie


alternative già in corso, di cui il medico è all'oscuro, e terapie


convenzionali.


Un altro problema, sottovalutato


anche se segnalato dai ricercatori, riguarda la standardizzazione, cioè


l’effettiva qualità dei prodotti in commercio che presentano caratteristiche e


composizioni spesso differenti, pregiudicando un concetto fondamentale della


terapia: l’equivalenza quali-quantitativa delle somministrazioni di prodotti


con finalità terapeutiche.


CURIOSITA’


Sapete da dove deriva il nome Hypericum?


Deriva dal greco hyper (al di sopra) ed eikon (immagine) poiché


era consuetudine appendere la pianta al di sopra delle immagini delle divinità


per tenere lontano gli spiriti del male.


 


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St. John's wort-Hypericum


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     Iscritta all'Ordine dei Medici Chirurghi di Como n° 4981  -   Iscritta all'Albo degli Psicoterapeuti di Como

P. IVA n°03399270135

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